Racconto di Capodanno

Eccoci qui, un altro anno è andato e un nuovo racconto di capodanno arriva…
Buon anno! Enjoy.


Paradisità Vigilata

Forse è successo anche a voi, almeno a qualcuno, non a tutti certo, per esempio c’è chi non beve affatto e quindi non può essergli successo, ma a me sì, perché ero un alcolista e quindi mi è successo più d’una volta di bere abbastanza da non ricordarmi nulla il giorno dopo e vivere nel terrore di aver combinato qualcosa di vergognoso. Gli americani hanno un termine per questo, si chiama drunk shame, la vergogna dell’ubriaco insomma. È come essere l’unico che non ha visto un film di cui tutti parlano con te alla voce protagonista.
Da quando Ally mi ha lasciato, la frequenza dei black out è diventata piuttosto alta.
Ally, lei sì, era in grado di togliermi il drunk shame, o di esaltarlo alla massima potenza, da quando è andata via, lasciando un pacchetto di sigarette usato come unico indizio del nostro passato, non ho nessun riscontro alla paranoia mattutina e questa sensazione di colpevolezza mi perseguita fino a quando non sono abbastanza ubriaco da affogarla di nuovo.
Tuttavia, dopo un anno di compatimento e amnesie selettive ho finalmente deciso di smettere! Proprio la notte di capodanno.
Ho sempre creduto che il mio amico Erik, detto BigE, dicesse che smettere di colpo non fa affatto bene solo perché ero rimasto il suo unico compagno di sbronze. Invece, forse il vecchio BigE aveva ragione, come quando diceva che era matematico che Ally mi avrebbe lasciato. In effetti l’unica cosa davvero diversa di questo capodanno astemio rispetto al solito delirio alcolico è il fatto che mi ricordo perfettamente ogni cosa, non mi succede da dodici anni e quindi, per quanto assurdo sia ciò che è capitato, voglio fissarlo sulla carta per essere certo di non dimenticarlo mai.
Scrivere non è certo il mio mestiere ma cercherò di fare del mio meglio per ricordare precisamente tutti i fatti accaduti dalle 23:30 del 31 dicembre 2016, alle 4:55 del 1 gennaio 2017 quando mi sono risvegliato sulla poltrona rossa del mio salotto e ho preso a scrivere. Come dice BigE: cominciare dall’inizio è un’ottima abitudine.

Le cose sono andate così, dopo aver sfanculato BigE che tentava continuamente di farmi bere, alle 23:30 mi sono ritrovato solo nella piazza dell’urbanizzazione di quasinuovissima costruzione Caraco, dove malauguratamente mio padre mi ha acquistato una casa poco prima di morire.
Ci sono due cose da sapere dell’urbanizzazione Caraco: 1 è un posto tetro, 2 la notte di capodanno è completamente disabitata, a causa della vicina e famosissima Sagra del Cinghiale Bianco, paragonabile a un sabba celtico alcolico a cui manco a dirlo ho partecipato negli ultimi dodici anni, senza ricordare nulla del motivo per cui tutta la provincia si riversi lì la notte di capodanno.
Alle 23:40 ero ormai deciso a smettere di passeggiare per i vicoli vuoti, tornare a casa, accendere la tv e brindare con un bel tè verde alla lucidità ritrovata. Erano ormai diciassette ore che non toccavo un goccetto e mi sentivo molto bene, in barba alle baggianate di BigE. Fu proprio allora che Caracol piombò nel buio assoluto e una sirena infernale cominciò a suonare fortissimo soltanto per me, mi trovai costretto a tapparmi le orecchie cogli indici piantati dentro ed ero così confuso dal suono penetrante che per trovare riparo mi infilai nella prima casa che avevo davanti.
Erano le 23:50 quando entrai nella casa, lo ricordo perché l’unica luce disponibile la facevano le lancette fluorescenti del mio finto Rolex. Quando la sirena cessò di suonare, con mio grande sollievo notai che la luce in strada era tornata e avevo ancora quasi dieci minuti per tornare a casa mia e mettere il tè in infusione. Afferrai la maniglia della porta per uscire, ma ben presto mi resi conto che era impossibile aprirla. La maniglia era bloccata, come cementata nello stipite. Le ho provate tutte, ho tentato perfino di sedermici sopra provocandomi una lacerazione perineale piuttosto seria, ma più mi sforzavo, più la maledetta porta mi resisteva.
Le lancette fluorescenti segnavano le 23:55 quando decisi che nessuno mi avrebbe negato di celebrare il mio primo capodanno analcolico, il primo giorno di una vita nuova, sobria e cosciente. Chiunque abitasse in quella casa doveva pure avere il nécessaire per un tè. Se fossero rientrati avrebbero semplicemente trovato un estraneo, sobrio e disarmato, seduto in cucina. Avrei alzato le mani e spiegato loro come ero finito nella loro casa a bere tè a capodanno e subito dopo avrei chiesto che diavolo aveva quella maledetta porta. Mi pareva un ottimo piano. Accesi la luce e presto individuai la cucina, alle 23:59 la mia bustina di tè galleggiava fieramente in una tazza gialla col logo di Superman. Avrei dato un’occhio perchè Ally mi vedesse così, e anche BigE vi dirò.
Alle 23:59:59 ho chiuso gli occhi, levato la tazza di Superman come una coppa e proteso le labbra nel vuoto, immaginando quelle di Ally baciarmi. Quando ho riaperto gli occhi, di Ally nessuna traccia, c’erano invece due uomini in frac che mi guardavano straniti dalla porta della cucina.
Credendoli i padroni di casa, ho fatto quello che mi ero ripromesso, ho alzato le mani e ho spiegato la faccenda del black out, della sirena, eccetera… ma i due non si interessavano affatto alle mie giustificazioni, mi guardavano con un misto di disprezzo e rimprovero, continuando a chiedersi l’un l’altro: “Possibile che sia lui? Sei sicuro?”
Era un atteggiamento abbastanza maleducato secondo me, detesto quando gli altri parlano di te come se non ci fossi. “E una grave mancanza di rispetto. – dissi infervorato – E vi dirò che voi non sembrate affatto i padroni di casa” ho detto. I due sembravano effettivamente alieni all’ambiente quanto me, uno era alto e secco, gli occhi scavati in fondo alla fronte erano neri e qualcosa, soprattutto il naso largo e la bocca sottile mi erano in qualche modo familiari.
Fu l’altro a prendere l’iniziativa, un nano biondo che il frac faceva assomigliare a Danny La Minaccia al ballo di fine anno. Senza chiedere il permesso il nano si avvicinò e mi strappo dei capelli. Tentai di protestare, ma mi mollò uno schiaffo.
Non sapevo cosa pensare, anzi lo sapevo benissimo: se avessi semplicemente continuato a bere ora sarei stato con BigE, al sicuro in macchina verso l’ennesimo open bar, invece che nella casa di un estraneo alla mercé di due spettri in frac.
Il piccoletto porse i miei capelli allo smilzo che nel frattempo aveva tirato sul tavolo della cucina un armamentario di fiale e fialette. Mise i capelli in una provetta e poi ci aggiunse due liquidi, chiuse la provetta e agitò forte, l’acqua diventò blu, allora disse: “Purtroppo non c’è dubbio, è proprio lui.”
Il piccoletto mi prese per un orecchio e disse: “Andiamo allora, abbiamo poco tempo.” Mentre mi trascinava fuori, mi chiedevo perché non sentissi scoppiare i celeberrimi fuochi della Sagra del Cinghiale Bianco, ma quando finalmente il piccoletto mi mollò l’orecchio e ci ritrovammo a fluttuare in un cono di luci colorate, tutto mi apparve più chiaro.
Lo smilzo mi disse: “Charlie tu non ci crederai, ma io sono il tuo bisnonno: Ermengardo Terzo de Terranova, almeno sono quello che ne rimane e lui è il mio incubo peggiore: un nano incazzato in frac, si chiama Signor Danny. Ora non ho tempo di spiegarti, quando morirai, capirai. Sappi solo che il Signor Danny, cosi ti devi rivolgere a lui, è qui per valutare la mia richiesta di Paradisità Vigilata.”
“Piacere signor bisnonno, è tutto molto interessante, ma che c’entro io?”
“Silenzio e ascolta.” bastò la minaccia dello schiaffo grassoccio del Signor Danny a zittirmi, intanto il cono di colori cominciava a fluttuare sempre più forte.
“Ecco Charlie questo capodanno è la mia ultima possibilità per dimostrare ai piani alti che i miei geni siano migliorati nei secoli, e per farlo ho bisogno che mostri a me, e soprattutto al Signor Danny, almeno tre buone azioni che hai fatto nella vita. Mi basta questo, poi ti lascio tornare alla tua vita. Abbiamo tempo solo fino al tramonto della luna di capodanno però, al momento 4 ore e 35 minuti.”
“Ok ma cosa dovrei fare?”
“Niente di che, devi solo ricordare e ci troveremo tutti nel tempo e nel luogo della buona azione, affinché il Signor Danny possa valutarne la validità. Allora che fai, accetti?”
A questo punto intervenne Danny: “E mio dovere informarla che, dal momento dell’accettazione da parte del vivente, ovvero lei nella fattispecie, ha inizio il processo di valutazione che è da considerarsi unico e inappellabile. Accetta la richiesta del richiedente Paradisità Vigilata?”
“Io veramente…”
“Risponda! Sí o No.”
Io non so dirvi esattamente perche ho risposto di sí, ma sappiate che gli occhi da gatto di uno spettro sono davvero commoventi e il buon Charlie è un sentimentale, devo riconoscerlo, lo dicono tutti. BigE veramente dice smidollato, ma è solo un punto di vista.

Il signor Danny si fece tutto serio: “Secondo l’articolo quindici comma due del codice celeste, cominciamo ufficialmente la valutazione della richiesta di Pardisità Vigilata da parte dell’anima 3472/A al secolo Ermengardo Terzo de Terranova. Interviene in qualità di unico erede genetico il bisnipote, vivente 57987/W al secolo Charlie Terranova.”
“Wow, quanta formalità eh Danny.” dissi per smorzare l’atmosfera grave, Danny mi diede un pugno sulla gengiva inferiore.
“Signor Danny, ricordati Charlie.”
“Grazie bisnonno, lo ricorderò. Allora che devo fare signor Danny?”
“La prima categoria è: il dono. Devi ricordare un momento della tua vita in cui ti sei privato di qualcosa di molto importante per te, per fare felice qualcun altro.”
“Ah questa e facile, quella volta…” comincio, ma mi arriva un altro pugno. “E ora che ho fatto?”
I due risposero all’unisono: “Non devi raccontare, ricorda.”
Ho subito e chiuso gli occhi, quando li ho riaperti eravamo proprio nel mio ricordo, a casa di mio cugino Billy, la sera di ferragosto. Ci sono i miei in piscina insieme agli zii, bevono e parlano a voce alta di politica. Io e Billy siamo due ragazzini di 13 anni, siamo seduti sul divano, davanti alla tv.
Il Signor Danny cammina per la scena, va dietro al mobile bar e si prepara un Martini. “Deduco che non possano vederci.” dico.
“Brillante deduzione. Ci vuoi dire perche siamo qui? Ti ricordo che più passi tempo in un ricordo meno tempo ti resta per completare l’udienza.”
“Ecco, ecco sta per succedere. Venite, venite.” dico e con molto orgoglio guardo il giovane me che regala al mio purissimo cugino la sua prima copia di playboy e una minibottiglia di vodka di quelle che ai tempi rubavo alla nonna. Tenevo molto a quel playboy e non ho mai più bevuto vodka come quella della nonna. Mi voltai fiero verso i due in frac: “Allora Signor Danny, Charlie uno – Purgatorio zero eh!”
“Anima richiedente non e affar mio, ma penso che dovrebbe dare qualche delucidazione al suo vivente.”
Solo allora mi resi conto dello sconforto che si era abbattuto sul bisnonno “Che succede? Devi considerare che tenevo molto a quella rivista e poi…”
“Va bene Charlie, va bene, scusa, colpa mia, non mi sono spiegato. Vedi figliolo le buone azioni si presume che producano un beneficio per il destinatario. Dare porno e superalcolici a un pubescente non e esattamente “punto per noi” capito? Avanti ora riproviamo, il tempo scorre.”
“Ok bisnonno I’ve got it! Ho capito, non ti preoccupare, lo facciamo nero a questo qui. Spara signor Danny.” dissi, stringendo al massimo le palpebre per concentrarmi.
“La seconda categoria e: la compassione. Devi aver anteposto il bene di qualcun altro al tuo.” dice il Signor Danny e riprendiamo a fluttuare nel cono di colori.

Se avessi qualche ricordo lucido degli ultimi dodici anni forse sarebbe più facile. Ci metto un po’ ma finalmente ci arrivo. Riapro gli occhi e siamo in un night di Zurigo, il bisnonno non la prende bene, si toglie la tuba e fa il segno della croce, il Signor Danny invece passeggia fra le lap dancer, palpandole senza ritegno.
Cerco il vecchio me e BigE, siamo al bancone peepshow, detestavo sedermi su quegli sgabelli fradici di umori, ma BigE non sentiva ragioni.
Mi avvicino al bancone e cerco di rincuorare l’antenato “Non ti preoccupare bisnonno, stavolta ti stupisco, avanti andiamo. Signor Danny andiamo.” non faccio in tempo a chiamarlo che il Signor Danny ci cammina davanti, seguendo il vecchio me nel corridoio verso i bagni. E allora che il vecchio me sente una ragazza urlare dal bagno delle donne, incurante del pericolo sfonda la porta e interrompe il tentato stupro di una ballerina da parte di quattro nazi incazzati. “Vattene” dicono. Ma il vecchio me non molla, entra, spinge fuori la ragazza e si prende un fracco di botte dai nazi. Quando arriva aiuto i tipi sono già spariti, ma la ragazza e salva.
“Fantástico! Bravo nipote!” finalmente Ermengardo Terzo de Terranova sorride.
“Grazie, grazie bisnonno. Ora e meglio che andiamo eh. Forza forza, altra categoria.”
“Non capisco questa fretta.” dice il Signor Danny, indugiando sulle ballerine.
“Signor Danny per favore, andiamo.” insisto.
“Ok. La prossima categoria è l’amore. Quando hai fatto qualcosa che odi solo per veder sorridere una persona…”
Tengo gli occhi chiusi sperando di essere già nel cono colorato, ma la mano tozza di Danny che mi batte sulla spalla mi fa capire che ha appena assistito alla scenata della ragazza che avevo “salvato” che ha perso i suoi migliori clienti e ha anche visto il proprietario del locale che insegue il vecchio me e BigE fuori.
Apro gli occhi e provo a giustificarmi: “Chi lo sapeva che si fanno certe cose nei night Signor Danny?”
“Oh cacchio.” il sorriso di Ermengardo Terzo de Terranova era svanito.
“Signor Danny pero e l’intenzione che conta, no?”
“Non sono io a decidere, sono quelli che ci guardano. Gente molto impegnata, quindi muoviti.”
“Ok. Amore abbiamo detto?”
“Esatto.Portaci quando hai fatto qualcosa che odi solo per fare felice una persona amata.”
“Umm questa è difficile.” chiudo di nuovo gli occhi e stavolta cominciamo a fluttuare.

Sono proprio in crisi, Ally mi diceva sempre che sono egoista. Eppure sono convinto che almeno una volta l’ho fatto qualcosa che odio per qualcuno, riapro gli occhi e siamo ancora nel cono, il bisnonno mi fissa con le mani giunte, il Signor Danny estrae dalla tasca del frac un enorme orologio giallo come i suoi capelli, il cono di colori galleggia senza direzione.
“Quanto manca?” chiedo.
“Sono le 4:15”
“Gia???” incredulo chiedo conferma al mio finto Rolex “Ma come è possibile?”
“Mmm forse ho dimenticato di informarla che ogni minuto trascorso nello spaziotempo dura 10 terrestri.” conclude il Signor Danny.
“Oh cacchio!” dico io.
“Oh cacchio” dice Ermengardo Terzo de Terranova e aggiunge: “Dannazione ragazzo, avrai pure fatto qualcosa di buono nella vita!”
A quel punto non ci vedo più e urlo: “Allora signor bisnonno io ne ho proprio le tasche piene di quelli che mi giudicano, sa? Come Ally e BigE, tutti a darmi addosso. Beh sapete che c’è, il vecchio Charlie ha finito di stare zitto mentre gli altri gli passeggiano sopra! Quindi ora si chiede Per favore Charlie, oppure non ci si muove da qui, chiaro!” non so dire cosa mi fosse preso, ma immediatamente mi sentii più leggero.
Ermengardo Terzo de Terranova recupera la sua espressione da gatto più commovente e dice: “Per Favore nipote, per favore.”
Danny prova timidamente a mostrarmi l’ora dall’enorme orologio giallo.
“Ho capito Signor Danny di stocazzo, ora andiamo!” dico e chiudo gli occhi più per prevenire lo schiaffone del nano che però non arriva. Li riapro e siamo nell’ospedale dove papà è morto. “So che abbiamo poco tempo, quindi seguitemi.” dico risoluto.
Arriviamo nella sala TV, c’è papà, canuto, stanco e ci sono io seduto vicino a lui. In TV danno la Gran Prix di capodanno, io odio l’ippica, ma papà ne andava matto. Ce ne stiamo lì, tenendoci la mano come due strani innamorati, a vederci mi commuovo anche un po’ e dico: “Ecco qua, spero che questo valga come qualcosa di buono.”
Il bisnonno e Danny sorridono entrambi, finalmente mi guardano con un certo rispetto.
“Ora potete portarmi a casa?” dico.
“Abbiamo ancora un minuto, restiamo a vedere che succede.” dice il Signor Danny riponendo in tasca il grosso orologio giallo.
“Oh cacchio, ma non era finito il tempo? Mi dispiace bisnonno.” dico
“E di cosa, se accettano la seconda, con questa siamo a cavallo.” dice il bisnonno.
“Ecco il problema è che fra poco…” il suono fortissimo di una sirena mi interrompe.
L’ospedale sparisce, il bisnonno sparisce e il malefico Signor Danny riesce a mollarmi ancora un pugno prima di svanire anche lui.

Io mi ritrovo affondato nella poltrona rossa del mio salotto, sono le 4:36 e sorrido perché il nano e il bisnonno non sapranno mai che di lì a pochissimo il vecchio me si sarebbe alzato, lasciando da solo papà per infilarsi nello sguarnito deposito di medicinali dell’ospedale a fare incetta di oppiacei e allucinogeni da spacciare alla Sagra del Cinghiale Bianco.
Sorrido anche perché mi rendo conto che forse la mia prima buona azione l’ho fatta dando a Ermengardo Terzo de Terranova 
un’eternità serena, anche se probabilmente non saprò mai se ha ottenuto la Paradisità Vigilata, o come diavolo si chiama.
Ciò che so è che qui seduto sulla poltrona rossa sto molto bene e non mi manca Ally, non mi manca la Sagra del Cinghiale Bianco e non mi mancheranno nemmeno BigE e i suoi liquori dolciastri. Mi decido ad andare a letto, pensando che BigE alla fine aveva torto su tutto, eccetto una cosa: cominciare dall’inizio è un’ottima idea.

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