Dimmi la verità

Così cantava Little Tony e così invoca il popolo, convinto di trovare nell’ennesimo predicatore da webcam l’autorevole e definitiva lettura di un fatto epocale che le migliori menti del pianeta faticano a mettere a fuoco. Mai come durante questa crisi abbiamo assistito alla fine del giornalismo professionale. Nessuno cita fonti, espone documenti, cerca fatti. Il trionfo dell’opinionismo più becero si è impossessato anche dei media istituzionali che sempre di più cedono alla tentazione di inseguire il pubblico nelle torbide rapide dell’illusionismo documentale.

Finalmente, dopo il drammatico impoverimento culturale (per essere gentili) della classe dirigente, assistiamo inermi alla fine della ricerca della verità giornalistica, in favore dell’impressione. Certo è  stato un percorso lungo, iniziato tanto tempo fa con gabibbi e iene varie, ma oggi l’informazione “dal basso” ha superato i più luminosi esempi di incompetenza e temerarietà logica. 

Geniali tuttologi intasano i nostri wall e le nostre chat, diffondendo la buona novella. Ce n’è per tutti i gusti, anti sistema di destra, di sinistra, fondamentalisti cattolici, musulmani, filo asiatici, putiniani, qannon, MAGA, sovranisti e ognuno ha il suo personalissimo guru da taschino che sbraita dagli altoparlanti tremuli del telefono, mettendo insieme due dati inventati e un nemico ben riconoscibile che cambia a seconda delle idiosincrasie del discepolo diffusore.
In sole tre parole, il guru da taschino è capace di imbastire una favola basata sul nulla con più intrighi del watergate ma senza gole profonde e nastri registrati a sostegno. Dobbiamo fidarci della sua parola, basata su intrepide ricerche notturne sul web svolte tra un porno e una serie TV. Il guru da taschino spesso non ha titoli, ma lui si definisce il migliore in qualche cosa, secondo non si sa bene quale autorità. Ma neanche questo ferma il fervore del discepolo diffusore, l’importante è che il guru sia depositario della verità che stiamo cercando.

Credo fosse in un romanzo italiano la frase: la gente chiede consigli solo per sentirsi confermare le proprie decisioni, non per avere un consiglio. Nell’informazione oggi e più o meno lo stesso: non si cerca la notizia in sé, ma quella che meglio si adatta alle proprie paranoie.

Dubitate gente, dubitate.

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