Per essere precisi non basta volerlo, è quello che in molti faticano a capire, un concetto semplice ma dannatamente duro da rendere digeribile alle persone: la verità non esiste. Esiste l’approssimazione, il tentativo di calcolare la reazione più probabile a un’azione determinata, ma nulla di più.
Non è umano il concetto precisione assoluta e quindi di verità, è un’astrazione pura e semplice. Già Aristotele ce l’ha insegnato che tutto è convenzione tra gli umani, che esseri imperfetti non possono produrre perfezione e tantomeno verità.
Quindi mi chiedo come sia possibile che duemila anni abbondanti dopo, siamo ancora qui a dividerci tra sostenitori di presunzioni opposte, inconciliabili; ostaggi di sofisti della politica, della scienza e della comunicazione che asseriscono, assicurano, sono certi.
Rendiamoci conto una volta per tutte che nessun essere umano serio può prescindere nell’elaborazione di una tesi da questo puro, lampante e indispensabile concetto: la verità è circostanziale, spesso iperborea e di sicuro nessuno che dichiara di conoscerla può essere preso sul serio. A meno che non si stia bene nel medioevo culturale in cui stiamo recedendo inesorabilmente.