È inutile negarlo, in questo Paese esiste una maggioranza di persone che crede che l’illegalità sia cosa buona e giusta, esistono persone che dietro lo specchio del cinismo, del “tanto non cambia niente” preferiscono sempre il peggio.
Tutti gli italiani sono così, mafiosi dentro, lo diceva Sciascia, lo paventava Pasolini, lo sapeva Falcone. All’italiano addirittura piace essere mafioso, lo trova un segno distintivo, un marchio che lo distingue, nel bene o nel male non è importante. Siamo mafiosi quando facciamo finta di non vedere, quando approfittiamo di un amicizia o una parentela per ottenere qualcosa che altrimenti non avremmo, quando non difendiamo ciò in cui crediamo, non diciamo ciò che pensiamo.
Siamo tutti mafiosi ok, ma esiste una parte del Paese che considera ciò non un male da estirpare ma una risorsa da privilegiare, un istinto da coltivare, manovalanza da acquisire e questa parte è maggioritaria nel Paese da sempre, da De Gasperi a Berlusconi, tanto che ormai anche quella minoranza esigua di non mafiosi si traveste da mafioso per essere accettato o anche solo per poter sopravvivere. Questo è ciò che si chiama la fine della società civile e noi ci viviamo dentro. Il voto del parlamento di oggi e solo la diretta conseguenza dell’abitudine al pensare mafioso che diventa sistema, l’ennesima cartuccia per il popolo del “tanto non cambia niente”.
io penso che ci prendano anche per sfinimento. quel “tanto non cambia niente” (ovvero il “sono tutti uguali”), si traduce anche “basta, sono stanco di “fare” [votare, impegnarsi giornalmente ecc] turandomi il naso. hanno vinto loro. rinuncio”. anche io ci casco ogni tanto. ci riflettevo giorni fa. forse l’errore che si compie e’ nello sperare in un cambiamento qui e ora. invece, impegnandoci tutti, forse i cambiamenti si vedranno soltanto fra due/tre generazioni. ma e’ un comportamente difficile e stancante da avere: tentare di “fare bene” oggi, sapendo che, molto probabilmente, forse saremo “premiati” soltanto dalla nostra coscienza, ma che vedremo frutti “tangibili” fra 20/30 anni e forse non li vedremo mai (una societa’ meno sfacciatamente ingiusta e incivile). fare bene oggi in modo altruistico, per chi verra’.
molto difficile.
forse non bisogna pensare molto, ma fare. ogni giorno mettere un mattoncino, senza pensare al muro, a se e quando verra’ finito. impegnarsi qui e ora, quasi un impegno fine a se stesso. se uno pensa alle “grandi idee” penso che in questo momento, gli venga grande sconforto e che sia facilissimo mollare tutto e rinunciare. ovvero a dargliela vinta.
ma e’ duro, proprio duro. cmq diciamolo: NON sono tutti uguali + cambiare e’ possibile (come dice falcone: sono cose umane e le cose umane hanno un inizio e una fine).
bello l’intervendo di falcone ma anche, confesso, la “la violenza” delle parole del papa polacco. cioa fra. bel lavoro che fai. stefano
grazie delle tue considerazioni ste, sempre accorte e condivisibili. è un lavoro durissimo cambiare e credo anch’io si tratti di una questione che non si riuscirà a derimere in tempi umani, nel senso non nel giro di una vita, ma credo che già rendersi conto e mettere il mattoncino possa essere l’unica strada.