Hitler in certe cose ci sapeva fare: organizzare lo schiavismo e farlo passare per una concessione. Il suo modello come sappiamo è quello su cui si fonda l’occidente dell’ipercapitalismo quello in stile Bush-Cheney e/o Bertuccia-Tremonti per capirci.
Oggi il Manifesto (si può dire Manifesto?) apre l’edizione online con un articolo che fotografa la situazione del lavoro per molti giovani italiani per i quali il lavoro è diventato uno strumento di ricatto.
Tutti quelli sotto i quaranta sanno di cosa stiamo parlando, di quel modo di essere schiavi volontari a cui siamo arrivati dopo anni di iperliberismo ed erosione dei diritti del lavoratore e della coscienza di classe (si può dire coscienza di classe?).
La parola fa subito marxismo e i più sensibili maccartisti potrebbero avere dei conati, quindi spiego cosa credo che sia la mancanza di coscienza di classe portando esempi a cui prima o dopo siamo stati sottoposti.
Quando ti cazziano perché vai a pisciare due volte e i colleghi ti guardano con disprezzo.
Quando il capo non ti dà le ferie o ti annuncia una settimana prima che ha deciso quando chiudere, lui.
Quando ti fanno le battutine perché con quaranta di febbre non sei andato a lavorare.
Quando lo stipendio te lo fanno passare come un regalo.
Quando lo stipendio non te lo danno proprio.
Quando rifiuti di fermarti a lavorare tre ore in più, non pagate ovviamente, e i colleghi ti guardano come se fossi pazzo.
La mancanza di coscienza di classe, in sostanza, è non capire che si sta tutti sulla stessa barca, che è il lavoratore che detiene il potere e che il lavoro non è una grazia ricevuta. Se questo è un uomo è un’ottima lettura per capire ciò che intendo quando dico che il lager è il modello fondante del capitalismo.
E adesso tutti in doccia.